Cor Veleno: il Rap Hardcore da Roma tra Arte e Resistenza
Nel panorama dell’Hip Hop italiano, pochi nomi risuonano con la stessa forza e autenticità dei Cor Veleno. Questa crew romana non ha semplicemente fatto musica: ha plasmato l’identità del rap nazionale, trasformando un genere d’importazione in una forma d’arte profondamente italiana. La loro storia è quella di visionari che hanno saputo mantenere intatta la propria essenza artistica attraverso tre decenni di cambiamenti, perdite e rinascite.
Quando si parla di cultura underground italiana, i Cor Veleno rappresentano un punto di riferimento imprescindibile. Non solo per la qualità delle loro produzioni, ma per l’approccio autentico che ha sempre contraddistinto il loro lavoro: un mix esplosivo di liriche taglienti, produzioni innovative e una fedeltà incondizionata alle proprie radici.
Le Origini: Dai Basement Romani alla Ribalta Nazionale
La genesi dei Cor Veleno affonda le radici nella Roma dei primi anni ’90, quando l’Hip Hop italiano muoveva i primi passi tra diffidenza e curiosità. Primo Brown e Grandi Numeri si incontrano nel 1993 allo Zulu Party, storica manifestazione Hip Hop romana che si teneva al Palladium. È qui che nasce il primo nucleo del collettivo, completato successivamente da Detor come DJ e produttore.
L’ambiente romano di quegli anni era fertile ma ancora acerbo: il primo nucleo del collettivo nasce nel 1993 composto da Primo Brown e Grandi Numeri che suonano allo Zulu Party, manifestazione hip hop romana svoltasi al Palladium. La capitale offriva una scena underground vivace ma frammentaria, dove ogni crew doveva costruirsi il proprio spazio e la propria identità sonora da zero.
Successivamente, Detor lascia il posto a Squarta (al secolo Francesco Saverio Caligiuri), produttore che diventerà l’architetto sonoro del gruppo. Questa formazione – Primo Brown, Grandi Numeri e Squarta – rappresenterà il nucleo storico dei Cor Veleno, quello che definirà per sempre il loro DNA artistico.
Il Breakthrough: “21 Tyson” e La Banda Der Trucido
Il 1999 segna la svolta definitiva per i Cor Veleno con la pubblicazione di “21 Tyson” nel mixtape “La banda der trucido”. La traccia ottiene un notevole riscontro a livello underground. Non era solo un brano: era un manifesto.
“21 Tyson” racchiudeva tutto quello che il rap italiano stava cercando di diventare: aggressivo ma riflessivo, locale ma universale, underground ma accessibile. Il successo del singolo apre le porte a collaborazioni importanti e, soprattutto, dimostra che l’Hip Hop Made in Italy poteva reggere il confronto con i modelli statunitensi.
L’Ascesa: Dalla Street Credibility al Mainstream
Sotto Assedio (1999) e Heavy Metal (2004): La Definizione di uno Stile
Con il debutto ufficiale “Sotto assedio” nel 1999, i Cor Veleno mostrano al mondo la loro visione del rap. Non si tratta solo di Hip Hop: è un crossover sonoro che abbraccia rock, funk, jazz e hardcore, mantenendo sempre al centro la potenza delle rime e la verità delle storie raccontate.

Cor Veleno – Heavy Metal – Album Rap Italiano – Hip Hop Romano
Nel 2004 escono con Heavy Metal, una ideale prosecuzione del loro primo lavoro. Al disco partecipa in qualità di ospite Tormento ex Sottotono. “Heavy Metal” consolida la loro reputazione e dimostra una maturità artistica straordinaria. Il disco vince il premio MC Giaime per due categorie: miglior testo per “Un mestiere qualunque” e miglior brano per “Le guardie, i pompieri e l’ambulanza”.
La Consacrazione Internazionale
Nel 2005 vengono invitati allo Splash!-Festival in Germania come unico gruppo rap italiano. Per la prima volta l’hip hop italiano partecipa a questo evento e i Cor Veleno calcano lo stesso palco di artisti come i Saïan Supa Crew, Dilated Peoples, Smif-n-Wessun e Nas.
Questo riconoscimento internazionale non è casuale: i Cor Veleno avevano creato qualcosa di unico, un sound che parlava italiano ma respirava Hip Hop universale. La loro presenza al festival tedesco rappresenta un momento storico per tutto il movimento rap nazionale.
Il Ruolo Centrale di Primo Brown: Poeta della Strada

Primo Brown
Primo Brown (David Maria Belardi) non era solo un rapper: era un poeta urbano, un narratore capace di trasformare la realtà di strada in versi che bucavano lo schermo e arrivavano dritti al cuore. La sua scrittura combinava tecnica sopraffina e emotività pura, creando testi che funzionavano sia come pezzi di bravura tecnica che come documenti sociologici.
Primo Brown, ormai considerato il poeta della scena italiana, annuncia il ritiro dalle scene nel 2014 per problemi di salute. La sua scomparsa, avvenuta nella notte tra il 31 dicembre 2015 e il 1º gennaio 2016, segna la fine di un’era ma anche l’inizio di un culto che continua a ispirare nuove generazioni di artisti.
Lo Stile Unico di Primo
Le rime di Primo Brown si distinguevano per:
- Tecnica impeccabile: Flow complessi e metriche innovative
- Narrazione viscerale: Storie di strada raccontate senza filtri
- Profondità lirica: Capacità di passare dal crudo al poetico
- Identità romana: Slang e riferimenti che rendevano universale il particolare
I Progetti Collaterali: Primo & Squarta
Parallelamente all’attività con i Cor Veleno, Primo Brown e Squarta sviluppano un filone creativo parallelo che si concretizza in progetti altrettanto innovativi e influenti.
Bomboclat (2005): Il Crossover Perfetto
“Bomboclat” è senza dubbio uno dei migliori progetti usciti recentemente, di qualità molto elevata. Squarta dimostra una maturità e una versatilità che pochi produttori italiani sono riusciti a raggiungere. L’album, firmato Primo & Squarta nel 2005, rappresenta un momento di libertà creativa assoluta.
Bomboclat ospita collaborazioni eccellenti: Grandi Numeri, Amir, Danno (Colle der Fomento), i Club Dogo, Turi e Tormento. magico incontro dei cattivi di Roma coi cattivi di Milano nella traccia “Milano Roma” con i Club Dogo.
Leggenda (2008): L’Arte della Produzione
Nel 2008 esce il secondo album firmato Primo & Squarta, Leggenda per Cor Veleno Records. Il disco conferma la capacità del duo di creare universi sonori complessi e stratificati, dove ogni elemento contribuisce alla narrazione complessiva.
L’Ingresso di Gabbo: La Dimensione Live
Nel 2006 si unisce al gruppo Gabriele “Gabbo” Centofanti, bassista e produttore di formazione classica che porta una dimensione musicale completamente nuova. Gabriele (Gabbo) Centofanti, bassista e produttore, dal 1999 svolge attività concertistica con diverse formazioni spaziando tra vari generi musicali dalla classica al rock, passando per il funk e il pop fino ad arrivare al rap.
Il Rugbeats Studio: Centro Creativo
Nel 2008 Squarta & Gabbo fondano “Rugbeats”, studio di produzione musicale che ha prodotto e collaborato con numerosi artisti della scena rap e non solo. Il Rugbeats diventa rapidamente uno dei centri nevralgici della produzione Hip Hop italiana, ospitando artisti come Coez, Gemitaiz, Madman, MezzoSangue, Jovanotti, Marracash, Clementino e molti altri.
I Progetti Solisti di Gabbo
Gabbo sviluppa anche una carriera solista che esplora le sue radici jazz e funk:
- Nel febbraio 2022 esce “I’m In”, ep di debutto solista
- Nel dicembre 2024 presenta “GABBASS”, progetto fusion strumentale con cover di classici internazionali
Questi lavori mostrano la versatilità musicale che Gabbo porta all’interno dei Cor Veleno, arricchendo il loro sound con elementi jazz, funk e fusion.
La Resilienza: Dopo Primo
La scomparsa di Primo Brown poteva segnare la fine dei Cor Veleno, invece diventa l’occasione per dimostrare la solidità del progetto artistico costruito in oltre vent’anni di carriera.
Lo Spirito che Suona (2018): Il Ritorno
Nel corso del 2018 il gruppo ha pubblicato i singoli Shut Tha Fuck Up e Tutta la vita con i relativi video ufficiali che annunciano l’uscita del nuovo album di inediti dei Cor Veleno Lo spirito che suona, pubblicato il 26 ottobre 2018.
“Lo spirito che suona” rappresenta un momento di transizione delicato: nel primo c’erano appunto brani che facevano parte di un corpus già impostato, quindi di fatto siamo andati avanti noi con un disco che possiamo ritenere a tutti gli effetti postumo, spiega Grandi Numeri.
Meme K Ultra (2022): L’Esperimento
Il 25 marzo 2022, esce l’album Meme K Ultra, composto insieme ai Tre Allegri Ragazzi Morti. Questa collaborazione con la band cult dell’indie italiano dimostra la capacità dei Cor Veleno di reinventarsi e sperimentare senza perdere la propria identità.
Fuoco Sacro (2024): Il Presente e il Futuro
Il 2024 segna un nuovo capitolo nella storia dei Cor Veleno con “Fuoco sacro”, anticipato dalla title track del disco (in collaborazione con i Colle der Fomento).
Un Album di Maturità
“Fuoco Sacro” è l’ottavo capitolo discografico dei Cor Veleno, pubblicato lo scorso 15 marzo: un viaggio attraverso le arterie pulsanti dell’Hip-Hop italiano dagli anni Novanta ad oggi, tra boomdap 2.0 e sperimentazioni jazz e hardcore, con tocchi di drill e cumbia colombiana.
L’album rappresenta una sintesi perfetta dell’evoluzione dei Cor Veleno: Fuoco Sacro è un disco che accosta sonorità più hardcore rap a interpolazioni jazz e blues, il Boom bap che rimanda un po’ alle vostre origini, alle vostre prime ispirazioni internazionali e campioni rock.
Collaborazioni Prestigiose

Colle der Fomento
“Fuoco Sacro” vede la partecipazione di ospiti d’eccezione: nell’album, accanto a Grandi Numeri, rappano, cantano e suonano Inoki, Colle Der Fomento, Fabri Fibra, Nayt, Franco 126, Willie Peyote, Mostro, Ele A, Ugo Crepa, Klaus Noir, Marlon Peroza.
La collaborazione con i Colle der Fomento nella title track è particolarmente significativa: un sodalizio artistico espresso per rendere omaggio alla memoria di PRIMO, scomparso proprio il 1 gennaio 2016.
L’Impatto Culturale nel Panorama Hip Hop Italiano
I Cor Veleno non sono stati semplicemente un gruppo rap di successo: hanno contribuito a definire l’identità stessa dell’Hip Hop italiano. Il loro approccio ha influenzato generazioni di artisti e ha dimostrato che era possibile fare rap in italiano mantenendo credibilità artistica e successo commerciale.
Innovazione Sonora
La produzione di Squarta e Gabbo ha sempre spaziato oltre i confini del rap tradizionale, incorporando:
- Elementi rock e metal
- Sezioni jazz e funk
- Strumentazioni classiche
- Sperimentazioni electronic
Questo approccio crossover ha anticipato tendenze che sarebbero diventate mainstream anni dopo, dimostrando una visione artistica lungimirante.
Identità Romana e Universalità
I Cor Veleno sono riusciti nell’impresa di essere profondamente romani senza essere mai provinciali. La loro identità cittadina è diventata un marchio di fabbrica che ha contribuito a mettere Roma sulla mappa dell’Hip Hop internazionale.
Influenza sulle Nuove Generazioni
L’eredità artistica del gruppo continua a influenzare nuovi artisti. chi ha iniziato prima, la old school di cui parli, non ha esaurito le proprie idee, c’è gente che è rimasta e spacca ancora più di tanti, osserva Squarta parlando del ruolo dei pionieri nel panorama attuale.
Il Docufilm “Primo Sempre Grezzo”
A novembre 2023 debutta in sala il docufilm “Primo sempre grezzo”, diretto da Guido Coscino, registrando il tutto esaurito nelle anteprime del RIFF (Rome Independent Film Festival). Il documentario rappresenta un omaggio alla figura di Primo Brown e alla storia dei Cor Veleno, consolidando il loro status di leggende dell’Hip Hop italiano.
Conclusione: Un Fuoco che Non Si Spegne
Trent’anni dopo la loro nascita, i Cor Veleno continuano a essere una forza vitale nella scena Hip Hop italiana. Trent’anni di carriera e non sentirli. I Cor Veleno hanno un bagaglio di esperienza enorme ma nessuna fatica, nessuna stanchezza, nessuna voglia di smettere.
La loro storia dimostra che l’autenticità artistica e la capacità di innovare senza tradire le proprie radici sono gli ingredienti essenziali per una longevità creativa straordinaria. In un panorama musicale in continua evoluzione, i Cor Veleno rimangono un punto fermo: testimoni di una tradizione che continua a rinnovarsi, custodi di quel “fuoco sacro” che ha sempre alimentato la loro arte.
Il loro contributo alla cultura Hip Hop italiana va oltre la musica: hanno contribuito a creare un immaginario, un linguaggio, un’estetica che continuano a influenzare artisti e appassionati. Grandi Numeri, Squarta e Gabbo portano avanti l’eredità di Primo Brown con la consapevolezza di chi sa di essere parte di qualcosa di più grande di sé: una cultura, una comunità, una forma d’arte che continua a evolversi senza mai dimenticare le proprie origini.





